martedì 7 novembre 2017

La fame e l’abbondanza: la Dieta Mediterranea dimenticata


Giornalmente siamo agitati dalle notizie dell’OMS che  decretano come alimenti “CANCEROGENI” le carni insaccate e conservate (prosciutti, salami, wurstel, pancette, guanciali e altro), aggiungendo alla lista le carni rosse, responsabili dell’aumento del cancro al colon. L’allarme si riferisce alle popolazioni anglosassoni che fanno un uso giornaliero di tali alimenti, non accompagnati da frutta, verdura, cereali e olio di oliva che è invece la nostra alimentazione quotidiana e ci distingue dalla dieta di tutto il mondo.
Ci distingue in maniera così netta da essere conosciuta come DIETA MEDITERRANEA. Molto conosciuta e presa come esempio in tutto il globo, è però praticata con disattenzione da noi italiani. L’unico vantaggio di questi allarmismi è riportare l’attenzione al nostro compulso e distratto modo di alimentarci. Gli svantaggi, invece, sono molteplici e non sempre immediati.
Dalla mia esperienza sul campo, ho avuto modo di visitare giovani ragazze che ora rifiutano qualunque tipo di carne e diventate all’improvviso vegane o crudiste o, peggio ancora, praticano regolarmente il digiuno “terapeutico” (!!). Ora, a un’attenta disamina dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni sulle nostre tavole, non possiamo dire di essere migliorati da un punto di vista qualitativo. Lo siamo sicuramente da un punto di vista quantitativo: nei nostri frigoriferi e dispense c’è di tutto, molto superfluo, che, oltre creare degli sprechi notevoli, è soprattutto mal gestito. Sapete spiegare la necessità di una merendina “pane e cioccolato”? Basta prendere del pane e metterci dentro del cioccolato. Come dice lo stesso sponsor “le cose semplici sono le più buone”.
Perché allora dobbiamo complicarci la vita, spendere di più, aumentare i rifiuti con bustine di plastica dove sono riposti gli alimenti confezionati, ma soprattutto perché non cambiare i nostri consumi in una direzione più “sana”?
Le nostre tavole non sono mai state così sicure. I nostri cibi sono analizzati e certificati, l’UE ci ha disciplinato le etichettature. Sono segnalati gli allergeni presenti, le scadenze e gli oli vegetali specificati in essi contenuti.  Giustissimo. Tutto questo a breve sarà obbligatorio anche nella ristorazione. A cosa serve tutto questo se non cambiano i nostri consumi quotidiani casalinghi e non diamo il nostro esempio alimentare alle future generazioni? Se la legislatura europea ci fornisce questi aiuti perché vanificarli con la nostra disattenzione?. Letta in questa chiave è veramente facile aiutare il cambiamento nella battaglia contro le malattie che ci assalgono per il nostro tenore di vita alimentare decadente.
Diabete, ipertensione, cardiopatie, obesità infantile: tutte malattie classificate comunemente come “malattie del benessere”, ma a un’analisi dei fatti sarebbero da definire malattie della nostra noncuranza al cibo. Siamo ormai abituati al “pronto, semilavorato, da scaldare alle microonde” ecc., delegando alla grande distribuzione il compito di scegliere il nostro carburante primario: il cibo.
Perché facciamo un pezzo di strada in più per trovare il carburante migliore e più economico per la nostra vettura e ci accontentiamo invece  di prendere al volo una pizza congelata o un sugo già pronto per approntare un pasto?
Il ruolo della famiglia rimane fondamentale per l’educazione alimentare che è un processo continuo per la formazione del gusto e quindi della consapevolezza di regalarci benessere, attraverso quello che mangiamo.  Senza volere considerare l’aumento del cibo sprecato e gettato perché sempre superfluo. Compriamo per offerte e mangiamo per scadenze! Nella storia della cucina italiana, le nostre condizioni alimentari sono notevolmente cambiate e migliorate.  Abbiamo molto a disposizione e di facile approvvigionamento. Siamo sollecitati continuamente incuriositi da cibi, condimenti nuovi ,esotici e tutto questo è molto stimolante! Ma ci siamo semplicemente dimenticati della nostra cultura gastronomica che è forte, vincente e ci invidia tutto il mondo! Riscoprire la tradizione, non vuol dire fare passi indietro, ma al contrario essere attuali e consapevoli verso noi stessi, l’ambiente e la cultura.  Il cibo è medicina e come tale va inteso. Per l’uso che ne facciamo ora, è diventato più un nemico. Dobbiamo trovare il modo per renderlo amico. Mangiamo meno e più di qualità. Lasciamo gli spadellatori televisivi al loro spettacolo e impariamo invece a distinguere cosa mettiamo nel nostro carrello. In ogni famiglia si preparano i pasti almeno due volte al giorno e non sempre si può stupire con dei piatti eclatanti. Avremo modo di parlarne e insieme di imparare e qualche volta sfatare, dei miti gastronomici a vantaggio della nostra salute e anche delle nostre tasche. Mangiamo un po’ di tutto senza demonizzare nulla, ma non prepariamo un pranzo affrettato con un ragù in scatola: aspettiamo un giorno di festa per prepararlo noi. Tutti gli altri giorni accontentiamoci di una semplice pasta al pomodoro. Dall’altra parte del mondo farebbero salti di gioia davanti a una tale bontà. Pomodoro pieno di sole, olio extravergine, parmigiano, basilico, pasta di grano duro : la pasta come in Italia si prepara solo in Italia. A casa propria.

A cura della Dott.ssa Paola Bassani
Medico chirurgo specializzato in Scienze dell’Alimentazione e Medicina Estetica

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